Entra in carica in un periodo cruciale e pieno di interrogativi. Giovanni Pianetta (per tutti noi Gianni), eletto alla presidenza di Alfabeti dal Direttivo durante l’Assemblea dei soci del 24 ottobre, dovrà fare i conti con le limitazioni che la pandemia impone allo svolgimento delle lezioni.
Tutto al momento è sospeso. Ma mentre ci si prepara, per quando sarà possibile, alla ripresa in sicurezza dell’attività didattica, è il momento di stabilire strategie e obiettivi.
«Prima di tutto, però – sottolinea Gianni – vorrei rivolgere un caloroso ringraziamento a Moreno Castelli che ha ricoperto con passione e impegno la carica per oltre un biennio, al Direttivo stesso che mi ha scelto e a tutti i nostri volontari».
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Come ha impattato la pandemia con l’esperienza di Alfabeti?
«Abbiamo interrotto le lezioni in tempo reale, con l’arrivo del lockdown, lo scorso febbraio. Dove è stato possibile, per le classi più avanzate e per gli studenti in possesso degli strumenti tecnici necessari, si è continuato con la didattica a distanza. Anche fino a luglio: tanto che, per la prima volta, ho completato tutto il programma. Ora l’aggravarsi della situazione sanitaria ci ha fermato. È stato doloroso, perché ci eravamo preparati alla ripresa con scrupolo e con notevoli investimenti».
I test d’ingresso erano già stati completati.
«E le decisioni difficili già prese, come quella di limitare le classi a sei allievi e, per la Scuola Donne, di rinunciare ad accogliere i bambini delle allieve. Alla Scuola Serale abbiamo comunque formato ben 11 classi, con 66 iscritti, 35 in lista d’attesa e 23 volontari insegnanti. Per la Scuola Donne, le iscritte sono 43 e quelle in attesa 10. Le volontarie attive sono 11».
Ci racconti la tua storia in Alfabeti?
«Ci sono arrivato nove anni fa, appena prepensionato dalla Mondadori. Volevo dedicare un po’ di tempo al volontariato e un’amica mi ha segnalato l’associazione. Ho trovato che fosse un proseguimento ideale della mia vita visto che, da giornalista, con la parola scritta e detta avevo sempre avuto a che fare. Dal primo impatto in classe, come un bambino che non sa nuotare e che viene buttato in piscina, ho maturato un’esperienza più profonda, facendomi sempre più coinvolgere e, via via, entrando nel Consiglio Direttivo e poi, con Moreno, ricoprendo la carica di vicepresidente e di responsabile ufficio stampa».
Uno dei punti su cui insisti maggiormente è la formazione degli insegnanti. La tua come si è svolta?
«L’ho incrementata seguendo diversi corsi, per esempio di glottologia, nell’associazione e anche in seminari specializzati. Questo è davvero un tema importante, perché la didattica è il cuore di Alfabeti, il nostro compito principale. E la formazione dei volontari va implementata, con corsi dedicati che mettano in grado di rapportarci ai vari livelli dei nostri studenti, dal più elementare al più avanzato».
Entriamo nel merito del tuo programma.
«L’insegnamento è la nostra missione centrale fin dalla fondazione. Purtroppo, le nostre forze sono limitate: circa 60 associati, non tutti dediti all’insegnamento. E pochi che, causa le diverse esigenze personali, possono impegnarsi dedicando maggior tempo. Pur non rinunciando al legame con le altre realtà del quartiere, occorre dunque focalizzarsi soprattutto sulla didattica. Ricordandoci che ai nostri studenti non dobbiamo garantire soltanto l’apprendimento della lingua, ma anche l’inclusione e l’accoglienza dal punto di vista più ampio: fornendo informazioni sulla società italiana, le sue istituzioni, la sua realtà geografica e amministrativa. E anche aiutandoli nel loro vissuto quotidiano».
Che cos’altro ti sta a cuore?
«È necessaria una migliore integrazione fra Scuola Donne e Scuola Serale, un maggiore coinvolgimento delle volontarie di Scuola Donne e il riconoscimento della specificità del loro lavoro. Le allieve del mattino hanno esigenze particolari, e noi non sempre ne siamo stati consapevoli. Anche per questo occorre mescolarsi un po’ di più fra volontari, promuovere incontri, parlarne. Ci aiuterà anche una buona programmazione e maggiore attenzione alla tempistica, in modo da non arrivare all’ultimo momento ad appuntamenti fondamentali, come la campagna del 5xmille. E ancora, a proposito di una comunicazione più ampia: intendo promuovere rapporti più stretti con la Rete delle Scuole Popolari di Milano. Ce ne siamo resi conto drammaticamente con il lockdown, quando le scuole sono state lasciate a loro stesse e nessun ente pubblico è stato in grado di fornirci informazioni. Cosa francamente incomprensibile in una città come Milano così attenta al volontariato. Ma la cosa che più mi sta a cuore ora è uscire al più presto da questo blocco. Anche perché, senza scuola e i nostri studenti, Alfabeti è come fosse ibernata…».
Egle Santolini