Chi non ha un parente che, in qualche epoca fra la fine dell’Ottocento e i giorni nostri, è emigrato in cerca di un futuro migliore? Sono quasi 30 milioni gli italiani che sono emigrati all’estero, tanto che oggi si calcolano quasi 70 milioni di oriundi (discendenti da genitori o nonni italiani) in giro per il mondo, con un picco in Argentina dove rappresentano circa il 50% della popolazione.Mentre fatica a trovare una posizione netta nell’affrontare con decisione e umanità l’accoglienza delle migliaia di migranti africani e mediorentali che si avvicinano regolarmente alle coste mediterranee, lo Stato Italiano, invece, non ha dimenticato i suoi cittadini che hanno abbandonato le loro case e i loro familiari alla volta di luoghi più promettenti e ne celebra la storia e il coraggio nel bellissimo Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana a Roma, inaugurato nel 2009 al piano terra del Complesso del Vittoriano.
Sono forti le emozioni che si vivono visitando questo museo: perché racconta un pezzo di storia vissuta da quasi ogni famiglia italiana e mai propriamente ricostruita perchè, in genere, l’emigrato non tornava più indietro. Sono emigrati soprattutto uomini, ma qui si scopre che molte donne emigravano per fare le balie e che talvolta gli italiani in Argentina, Stati Uniti o Germania, riuscivano non solo a sopravvivere ma anche ad avviare imprese di successo.
Nelle sale espositive si alternano filmati d’epoca, manifesti, fotografie, oggetti, lettere, giornali. Colpiscono avvisi come quello a non emigrare ma anche quello relativo a un corso di preparazione per consiglieri di emigrazione.‘’Oggi che accogliamo gli immigrati e siamo diventati un paese di grande immigrazione – ha detto il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in occasione dell’inaugurazione – non dovremmo mai dimenticare di essere stati un paese di emigrazione’’.Il museo è aperto tutti i giorni e l’ingresso è gratuito e la visita dovrebbe essere obbligatoria per tutti i cittadini italiani.