Recentemente mi sono trovata a dover spiegare cos’è EXPO a qualcuno che non ne aveva mai sentito parlare. All’inizio non sapevo che dire; no, avevo qualche idea ma erano tutte collegate alle infiltrazioni mafiose nelle imprese di costruzione, alle zone di Milano bloccate a causa dei lavori della linea lilla della metropolitana, e insomma mi venivano in mente solo aspetti negativi. Ma dovevo dire qualcosa di bello su EXPO, perché in realtà volevo convincere i miei interlocutori a venire a vederlo quell’EXPO.
Per capire meglio mi sono messa a cercare online informazioni sull’altroEXPO che abbiamo organizzato e ospitato in città, nel 1906 e ho iniziato a innamorarmi: un manifesto di grande impatto, che rappresentava il traforo del Sempione con una splendida grafica tipica dell’epoca; grandi aree della città occupate da edifici tematici (225) che illustravano le ultime innovazioni nel mondo dei trasporti. Sicuramente un periodo indimenticabile per i milanesi del tempo.
Anche considerando che le comunicazioni e i trasporti ai giorni nostri sono meno limitati e disponibili praticamente per tutti (al contrario di quanto succedeva all’epoca dell’EXPO del 1906) e che quindi è sempre più difficile sorprenderci, ho comunque cominciato a pensare che quello del 2015 potrebbe essere un’iniziativa davvero meravigliosa e da non perdere. Quello che oggi è un immenso cantiere, a breve si trasformerà in una cittadella internazionale in cui si alterneranno edifici progettati da architetti bravissimi, animati dal cibo di più di 100 paesi, Milano sarà più bella, con una nuova linea di metropolitana e ogni angolo attivato per accogliere milioni di turisti da tutto il mondo. Come potrebbe mai non essere bellissimo? Ma il pensiero va agli allievi di Alfabeti, alle loro famiglie, agli altri immigrati: dove si inseriranno i 258.000 stranieri residenti a Milano (o il milione di residenti in Lombardia)? Avranno anche loro il desiderio e l’opportunità di godere dell’evento, di imparare, apprezzare, mangiare, divertirsi con EXPO?
Non ho trovato la risposta ma ne ho una nel cuore, che spero coinciderà con la realtà.