Questo di Chiara Fonzi, più che un “consiglio di lettura” è un “suggerimento d’autore”, o meglio d’autrice, perché Chiara consiglia di leggere le opere di un’autrice speciale, che di emigrazione ne sa certamente. Ma vi lascio alle sue parole:
Più che un libro io volevo suggerire l’autrice Jhumpa Lahiri, e con l’occasione segnalare un paio dei suoi libri.
Jhumpa Lahiri è nata a Londra, da genitori immigrati dall’India. La sua famiglia si trasferì negli Stati Uniti quando aveva tre anni.
La consiglio in quanto tocca con semplicità, delicatezza e profondità il tema delle radici e dell’identità culturale. Innamorata della lingua italiana che conosce grazie al dottorato in studi rinascimentali presso la “Boston University”, nel 2011 si trasferisce a Roma con la famiglia e qui inizia a scrivere le sue prime opere in italiano.
«Qui in Italia, dove mi trovo benissimo, mi sento imperfetta più che mai. Ogni giorno, mentre parlo, mentre scrivo in italiano, mi scontro con l’imperfezione. Più mi sento imperfetta, più mi sento viva».
Perché la consiglio agli italiani.
Per entrare in casa degli immigrati, ma più che altro per avere uno spaccato sulla vita dei figli di immigrati, i cosiddetti “seconda generazione”, che crescono nella nazione in cui i loro genitori si sono stabiliti. Sono persone che vivono costantemente nel limbo che sta tra la cultura della terra d’origine, a cui restano legati grazie ai genitori, e la nazione occidentale in cui sono cresciuti, dove hanno studiato e dove hanno i loro amici.
Perché la consiglio ai emigrati e ai loro figli.
Credo potrebbe interessare anche i genitori migrati in Italia, per capire meglio i loro figli, e “i seconda generazione” che crescendo potrebbero sentirsi soli di fronte alle problematiche che si ritrovano a gestire, magari senza l’aiuto dei genitori, per coniugare l’appartenenza alla nuova cultura con le proprie radici.
Opere consigliate.
Per chi non dovesse sentirsi di affrontare un romanzo c’è “L’ interprete dei malanni”, la raccolta di storie con cui lei ha debuttato e vinto il Pulitzer.
Il romanzo “L’omonimo” è senz’altro interessante ed è stato adattato nel film “Il destino nel nome – The Namesake”, film drammatico del 2006.
Jhumpa Lahiri scrive in maniera accessibile ed è stata tradotta in molte lingue, tra cui indiano, cinese e francese; perciò, si può scegliere anche “come” leggerla.
(di Chiara Fonzi)
Per chi volesse approfondire…
Qui una breve video intervista dell’autrice.
Qui una bella intervista in cui Lahiri parla del suo rapporto speciale con la scrittura e il suo “particolare” amore per la lingua italiana.