I documenti e gli effetti personali delle vittime del naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2014, un barcone pieno di sacchi dell’immondizia (Adel Abdessemed), i fumetti sulla sconvolgente vita quotidiana dei giovani siriani (Hamid Sulaiman), le mappe degli assurdi percorsi di fuga dall’Africa (Bouchra Khalili), la versione cinese del Quarto Stato (Liu Xiaodong), sono solo alcune delle toccanti interpretazioni del più grande fenomeno migratorio dei nostri tempi, oggetto della mostra La Terra Inquieta, dal 28 aprile al 20 agosto alla Triennale.
Sessantacinque artisti di tanti Paesi del mondo, tra cui Libano, Siria, Marocco, Algeria, Cina, raccontano l’inquietudine di oggi attraverso video, dipinti, sculture, collage, fotografie, mescolando senza soluzione di continuità storia e cultura. I drammi di oggi si confrontano poi con le foto d’epoca di Lewis Hine e Augustus Sherman che documentavano la miseria e la fatica dell’immigrazione italiana negli Stati Uniti a fine dell’Ottocento, raccontata anche dalle copertine della Domenica del Corriere con illustrazioni dedicate alle sciagure navali che coinvolgevano i connazionali in partenza.
La mostra, che si sviluppa su due piani del palazzo della Triennale, è molto bella ma visitarla è molto faticoso dal punto di vista emotivo: l’arte, come spesso capita, mette in scena la realtà aumentandone l’impatto, e allo spettatore non è permesso di far finta di non vedere o di non capire. Per questo, La Terra Inquieta dovrebbe essere una visita obbligatoria per tutti i cittadini europei, viziati dal benessere e spesso ciechi davanti a quanto avviene a pochi passi di distanza.
Sara