Le parole del Presidente di Alfabeti sulla situazione post-chiusure per pandemia COVID-19 fanno ben sperare sul futuro dell’associazione e sull’importanza e necessità delle attività di accoglienza e avvio alle competenze linguistiche di base per i migranti che arrivano (da ogni luogo) nel nostro Paese.
Non è stato facile. E neppure semplice. Ma dall’11 di ottobre di quest’anno Alfabeti è tornata a vivere e a compiere la sua missione: insegnare la nostra lingua a chi è arrivato a Milano da lontano, offrendo non solo una lingua, ma uno strumento indispensabile per vivere e per sentire la solidarietà, l’inclusione e la vicinanza. Soprattutto a chi proviene da storie difficili, spesso molto difficili. A chi si lascia alle spalle guerre, violenze e miserie. Ma anche a chi cerca qui un lavoro e un futuro migliore, come hanno fatto i nostri padri e nonni quando l’Italia era un Paese di povertà e toccava abbandonarla per andare in cerca di un futuro dignitoso all’estero.
Avevamo provato a ripartire l’anno corso a settembre, munendoci di tutti quegli accorgimenti (banchi monoposto, prodotti antivirali, gel, spray, termometri e quant’altro) che per una associazione di volontariato autofinanziata hanno significato un notevole esborso. Ma nulla da fare. La ripresa della pandemia lo scorso ottobre ha bloccato di nuovo tutto. Duro in questi mesi, ricevere mail, telefonate, visite da tanti stranieri che ci chiedevano “Ma quando riaprite?” e dover sempre rispondere “E chi lo sa?!”.
Finalmente a fine estate 2021 il generale miglioramento della situazione ci ha permesso di rimetterci a lavorare per la riapertura. Ci siamo chiesti, un po’ dubbiosi, come sarebbe andata. Inutile nascondere che quanto successo aveva comprensibilmente allontanato un po’ di “vecchi” volontari. Ma Milano si dimostra sempre quella città famosa per il suo “coeur in man” e un numero inaspettato di nuovi volontari (molti giovani), tutti muniti di green pass come richiesto, è arrivato a dar nuova linfa alle nostre due scuole. Alla Scuola Donne, alle 11 volontarie rimaste se ne sono aggiunte altre 11 nuove. Mentre alla Scuola serale ai 16 volontari precedenti se ne sono aggiunti più di 20 nuovi. Portando così a un totale di una sessantina i volontari insegnanti nella nostra associazione. Sicuramente una delle realtà, tra le scuole popolari milanesi, più nutrita.
Ma la cosa più esaltante è stato vedere, nei giorni dei test delle due scuole, la quantità di donne e uomini stranieri che si sono presentati per potersi iscrivere ai nostri corsi. Purtroppo, e sottolineo il purtroppo, causa i distanziamenti in classe imposti dalle normative antiCoivid, i nostri esigui spazi non hanno permesso di formare classi oltre i 6 studenti, imponendoci un netto calo nel numero degli iscritti. La Scuola Donne ha così reclutato 46 donne nelle sue 7 classi. “Un bel gruppo, ne sono molto soddisfatta”, dice la vicepresidente di Alfabeti e coordinatrice della Scuola Donne Francesca Giannoccaro. “Abbiamo molte universitarie, ma non mancano anche signore mature”. “Mi sembrano tutte assidue e partecipi”, aggiunge soddisfatta Adriana Vercesi, pure lei della Scuola Donne e nel consiglio direttivo di Alfabeti.
“Anche io sono molto soddisfatta”, racconta Adriana Renna, la coordinatrice della Scuola serale. Qui sono state formate 8 classi nei vari livelli, con 52 iscritti. Moltissimi gli egiziani (cosa scontata, visto il loro forte insediamento nel quartiere di San Siro), un po’ di latini, qualche cingalese e africano, altri asiatici. Per tutte e due le scuole, lunghe le liste di attesa composte da tanti stranieri che non hanno trovato posto.
Ora il compito principale resta quello della formazione dei nostri volontari, in primis di quelli appena giunti. E a questo l’associazione, con il suo Consiglio direttivo, sta lavorando. Intanto, buona scuola a tutte e tutti!
Il Presidente di Alfabeti OdV – Giovanni Pianetta